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SISTEMAZIONE DI UNA COPERTA IN LEGNO CON RESINE EPOSSIDICHE

  • Giacomo ITA-5
  • 21 dic 2006
  • Tempo di lettura: 4 min

Una breve descrizione di come ho ricostruito la coperta di ITA-5. Queste righe non vogliono essere nient’altro se non il racconto dell’avventura di un principiante che, senza l’ambizione di diventare un maestro d’ascia e senza alcuna esperienza di bricolage, ha aggiustato un pezzo di barca.

Premessa

La copertura della barca con i teloni (sopra e sotto) per il trasporto stradale, non è il sistema migliore per conservarla all’aperto, soprattutto se il tessuto contiene il nylon, che lo rende impermeabili all’acqua, e quindi poco traspirante. La coperta in legno, con il passare degli anni e con l’umidità trattenuta si danneggia. Nel mio caso si erano formati dei lunghi tagli (foto) sull’impiallacciatura del compensato marino (RINA), questi tagli consigliavano la completa sostituzione della coperta. Io invece ho provato a ripararla con le resine epossidiche.

Su questa scelta ho avuto molti dubbi dovuti all’inesperienza e spesso ho chiesto consiglio ad altri timonieri e ho scovato su internet e nel sito del club, tantissime notizie utili su ogni fase e sui materiali. Alla fine del lavoro, mi è sembrato opportuno condividere questa mia piccola esperienza con gli appassionati della barca di legno ed ho buttando giù due righe di pro memoria.

1- Rimozione dell’attrezzatura

Ho tolto l’attrezzatura dalla coperta: strozzatori, bozzelli, passa scotte…., occorre inventariare il tutto, e può essere utile usare un nastro di carta in modo da poterci scrivere su il nome del pezzo o, per la posizione esatta del nodo o del giro della scottina, si può usare una macchina fotografica, questo nel caso in cui la memoria cominci a funzionare poco (generalmente oltre gli anta). Quindi ho protetto il pozzetto con teli di plastica.

2- Rimozione dell’ impiallacciatura

Ho sollevato con una spatola in ferro l’impiallacciatura e manualmente ho staccato dei listelli lungo le nervature (poppa prua) creando delle strisce per quanto possibile larghe e lunghe. Occorre avere però l’accortezza di arrotondare gli spigoli della spatola e cercare di forzare il meno possibile l’attrezzo per non incidere il legno e rovinare così il 2° strato del compensato. Queste incisioni verranno messe in evidenza dopo l’applicazione della resina. Esistono altri sistemi per fare questa operazione (pialletto elettrico e carteggiatrice piana), ma serve esperienza.

In questa fase occorre stringere i denti e non lasciarsi prendere dallo sconforto vedendo il legno nudo che si scopre, perché quello del secondo strato è un legno di colore bianco privo di nervature evidenti e con i segni dei tagli del compensato.

3- Rimozione della colla

Ho passato la carta vetrata g 80 sulla superficie della coperta in modo da rimuovere tutta la colla che teneva unito il compensato all’impiallacciatura ed ho portato a zero il bottazzo sul nuovo livello.

Per poter tenere sott’occhio il peso dello scafo ho recuperato tutto quello che è stato raschiato via (compreso i trucioli e la polvere) e l’ho pesato! Questo peso si aggirava sui 4500-4800 grammi. Per restare in stazza questo peso va rimesso ed esattamente nella stessa posizione in cui è stato tolto e cercare di aggiustare così il quantitativo di impregnante, resine epossidiche, tessuto di vetro e vernici varie da usare. Occorre mettere comunque in preventivo un possibile aumento di peso dovuto ai nuovi materiali e quindi organizzare la dieta invernale per tutto l’equipaggio.

4- Impregnante

Per migliorare il colore del legno della coperta ho dato un paio di mani di impregnante (+500 grammi). Qui il gusto la fa alla grande e se si è daltonici ci si può far aiutare nella scelta coinvolgendo amici o parenti.

Io ho scoperto il colore duglas delle vecchie imbarcazioni…… perché chiaro, ma de gustibus…..

L’impregnante evidenzia tutte le nervature del legno che però adesso, trattandosi di compensato, sono perpendicolari a quelle della precedente impiallacciatura.

5- Fondo di resina epossidica

Per proteggere ed impregnare il legno della nuova coperta ho usato la resina epossidica.

Il mondo delle resine epoxy è vario e costoso ( West system, SP Systems, C system 10). Ho usato la West System 105 con l’indurente standard 205 che ha 15-20 minuti (20°C) di lavorabilità dopo la miscelazione. Per stendere la resina ho usato un pennello tondo, ma va bene anche il rullo piccolo. Ho dato 3 mani consecutive senza carteggiare, poi ho aspettato 48 ore per vedere come veniva il lavoro e per dare una quarta mano, quest’ultima dopo aver lavato con acqua e carteggiato via con g 220 bagnata le amine che si sono formate (+2500 grammi).

6- Rivestimento a secco

In questa fase mi sono fatto aiutare da un prodiere volenteroso perché bisogna essere in due. Ho usato il tessuto di vetro 0-90° da 200 g (larghezza 1 metro). Ho tagliato il tessuto seguendo la coperta partendo dalla linea di mezzo barca fino al bottazzo e fissandolo con il nastro di carta. Con un rullo ho dato la resina sul tessuto fino ad impregnarlo completamente, cioè a farlo diventare trasparente. Quando il tessuto è impregnato si toglie il nastro di carta e si ripete la stessa operazione per l’altra metà (+1000 grammi). Terminata l’operazione si lascia asciugare per 15-20 ore e con un cutter si tagliano le eccedenze del tessuto dai bordi. Quando il tessuto è asciugato, ho dato due mani di resina per proteggere ed uniformare il lavoro (+1500 grammi).

7-Verniciatura finale

Dopo aver lavato con acqua e carteggiato le varie increspature e bollicine ho verniciato con Star glass clear: vernice poliuretanica bicomponente con filtri anti UV (+400 grammi). Questa operazione si è resa necessaria perché le resine epoxy ingialliscono con i raggi solari e vanno protette con i filtri. L’effetto finale è quello della coperta nuova.

8- Conclusione

Il peso della barca è aumentato di 1100-1400 grammi rispetto a prima, ma l’attuale coperta è più rigida e resistente di quella in compensato marino e per qualche anno non avrà bisogno di lavori di manutenzione. Il peso in eccesso può poi essere facilmente recuperato dal prodiere che pur di cavalcare una coperta così bella sarà disposto a rinunciare agli stivaletti (1000 grammi) ed al gatorade (500 grammi)!!!

Il tempo dedicato al lavoro è stato ripartito nella calma autunnale in due mesi, ma in ore lavoro si è trattato di 48-50 ore.

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